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di Oscar Wilde con Stefano Braccini, Paolo Bussagli, Carolina Gentili, Ombretta Floris, Silva Giannini, Massimo Magazzini, Gabriella Del Bianco, Francesco De Muro Fiocco, Giulio Roselli a cura di Paolo Bussagli grafica di Daniela Gallo
Note di Regia |
Materiale Multimediale
Una particolare versione in abiti moderni del capolavoro di Oscar Wilde, che si segnala anche e soprattutto per la reintroduzione di alcune scene che, originariamente presenti nel testo originale, sono state soppresse nelle versioni successive. Concepita come una commedia di costume, come presa di giro del mondo dell'aristocrazia inglese della fine del secolo scorso è oggi un testo di godibilità estrema, ancora più apprezzabile che al tempo di Wilde. E non a caso. Gli aspetti più divertenti dei protagonisti (Algernon, John, Gwendalin e Cecily), i loro marcati difetti (il loro stato confusionale, la loro vacuità, l'incoerenza, il vivere in un mondo di parole), sono caratteri che al tempo di Wilde erano ristretti al mondo dell'aristocrazia e dell'alta borghesia londinese mentre oggi costituiscono quasi un marchio della modernità e sono diffusi in tutte le classi sociali. Avviene così che il testo ci consente di ridere sulla giocosa incoerenza dell'uomo di oggi, dei suoi sogni e delle aspirazioni, della sua incapacità ad esistere oltre l'apparenza. La critica di Wilde a questi vezzi è certo più che tollerante: questa straordinaria commedia è quasi una sarcastica celebrazione dell'apparire e del fingere. Ciò che si esalta tuttavia è solo l'intelligenza, la capacità di inventarsi e di mascherarsi. E in questo mondo dominato dalla finzione gli uomini fanno una figura piccina: Algernoon e John sono simpatici, divertono, ma oltre le risate e il divertimento si stagliano soprattutto il fascino delle straordinarie donne di Wilde: la solare ingenuità di Cecily, la perversa intelligenza di Gwendalin e la diabolica crudeltà di Lady Bracknell, archetipo di tutte le donne cattive e potenti.
Commedia
d'attori, commedia fatta dalla recitazione delle
spassose scene di Wilde, dei funambolici percorsi
mentali di Gwendalin, dell'ottusità assoluta di Miss
Prism, delle gelosie tra le donne; la scena è
visibilmente fittizia, a sottolineare la centralità
della parola e la teatralità dei personaggi.
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