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Archivio Ramelli - articoli di giornale Il Manifesto, 22/4/1987 Il giorno dei testimoni torna agli articoli de Il Manifesto |
Riprende oggi, dopo una
settimana d'interruzione, il
processo Ramelli
Il Giorno dei testimoni
La lunga sfilata dei testimoni
citati dall'accusa nel
processo per l'uccisione di Sergio Ramelli inizierà questa
mattina
in corte d'assise. L 'elenco presentato dal pubblico ministero porta 73
nomi, primi dei quali sono Anita Pozzoli e Luigi Ramelli,
rispettivamente
madre e fratello del giovane fascista colpito [sic. il 13 marzo 1987].
La corte non ha invece ancora preso nessuna decisione sulle
testimonianze
richieste dalla difesa.
La gran parte dei 25 imputati non
ha ancora (ma ha tempo
fino a questa mattina) presentato i propri testimoni a discarico. Ma va
anche detto che, in questo singolare processo, la gran parte degli
imputati
è più che rea confessa e, nel corso degli
interrogatori,
ha mostrato più bisogno di essere purificata attraverso il
castigo
che non di essere giudicata da un verdetto equo. Così
nell'ultima
udienza di una settimana fa, prima dell'interruzione pasquale, al
presidente
Antonino Consumano risultava solo la richiesta di testi a favore
presentata
da Antonio Belpiede (uno dei pochi imputati che protesta la sua
innocenza).
Cui andrebbero aggiunte (e lo ha fatto notare alla corte il difensore)
le
due testimonianze richieste da Brunella
Colombelli.
La parte
del leone la faranno dunque
le 73 persone citate dal Pm Maria Luisa Dameno. Si possono distinguere
i testimoni in tre gruppi, collegati ai diversi episodi che in questo
processo
vengono giudicati. L'omicidio di Sergio Ramelli prima di tutto, su cui
verranno sentiti amici e familiari del ragazzo. Solo la madre, Anita
Pozzoli
si è costituita parte civile nel processo, e fino a questo
momento
non ha deciso se ritenere, o meno - congrua - la cifra di 200 milioni
che
10 imputati accusati dell'omicidio hanno da tempo depositato presso un
notaio per il risarcimento del danno. Né ha mostrato
particolare
commozione per la letterina che cinque imputati rei confessi (Franco
Castelli,
Luigi Montinari, Claudio Colosio, Claudio Scazza, Walter Cavallari) le
hanno inviato un anno fa per manifestare vergogna e rimorso per quel
delitto
che certamente non fu da nessuno voluto. Ma anche quel gesto - e forse
la signora Ramelli lo ha intuito, visto che ha consentito al Msi di
renderlo
pubblico alla vigilia del dibattimento - è diventato
elemento inquinante
di questo processo-monstre. Dove si ha la pretesa di ricostruire la
storia
degli anni settanta lasciando ai fascisti quel ruolo di vittime che non
hanno mai avuto (se non in
qualche sporadico episodio come quello
tragico che ha
avuto come vittima Sergio Ramelli), dove gli stessi protagonisti della
sinistra di allora descrivono sé stessi come "fascisti"
sanguinari.
Con qualche pregevole eccezione così sporadica da passare
pressoché
inosservata ai più.
Il secondo
gruppo di testimoni sarà
costituito, sostanzialmente, dalle persone presenti, il 31 marzo 1976,
nel bar di largo Porto di Classe dove si verificò
l'irruzione. Le
parti lese si sono tutte ritirate dal processo, avendo accettato il
risarcimento
del danno. La loro testimonianza sarà utile per la
ricostruzione
del fatto, anche se non determinante, vista che, anche rispetto a
questo
episodio, la gran parte degli imputati ha ammesso la propria
partecipazione.
Sarà poi la volta dei testimoni
che dovranno deporre sull'individuazione dell'abbaino di Viale Bligny,
dove fu ritrovata un'ampia documentazione (con schedature di fascisti)
appartenente ad esponenti di Avanguardia Operaia. Il Pubblico Ministero
ha convocato anche due ex dirigenti di Ao. Silviero Corvisieri e
Francesco
Forcolini che verranno sentiti nei prossimi giorni proprio a proposito
di quel materiale rinvenuto. Solo al termine della sfilata dei testi la
corte sentirà di nuovo alcuni dei principali imputati del
delitto
Ramelli.
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