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Archivio Ramelli - articoli di giornale Il Manifesto, 25/3/1987 Processo Ramelli, inizia la sfilata... torna agli articoli de Il Manifesto |
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Il processo Ramelli è proseguito ieri con gli interrogatori degli imputati. Primo a testimoniare Luigi Montanari, che nell'agguato a Ramelli svolse il ruolo di palo. Il presidente chiede chiarimenti sul ruolo degli altri ex militanti di Ao.
(segue all'interno)
MILANO. La più
bruciante umiliazione, per coloro
che sono imputati di aver ucciso Sergio Ramelli, non deve essere tanto
il fatto di esser processati a distanza di anni luce (e di notevoli
cambiamenti)
da una corte d'assise, quanto il sentirsi porre le domande anche da
quell'avvocato
Ignazio La Russa (parte civile) che fu un giorno minaccioso antagonista
di piazza della sinistra milanese.
Ieri
mattina sono iniziati gli interrogatori
degli imputati, ed è toccato a Luigi Montinari - che
nell'agguato
a Ramelli ha svolto, per sua stessa ammissione, il ruolo di palo -
sottoporsi
per primo a un lungo interrogatorio, durato tutta la mattinata. Una
deposizione
emozionata, che la difficoltà del ricordo trasforma spesso
in semplificazione
della politica e delle sue ragioni. È un momento di ironia
sulla
"militanza" dell'avvocato missino.
I fatti che
portarono i militanti
di Avanguardia operaia a uccidere loro malgrado hanno pochi lati
sconosciuti,
rientrano in quel clima degli anni settanta in cui l''antifascismo' era
diventato un vaso vuoto che ognuno riempiva con gli strumenti di cui
disponeva.
E, ai giovani di destra che potevano esibire, insieme a una misera
sottocultura,
qualche muscolo o le prime rudimentali armi, spesso si rispondeva con
altrettanta
povertà, colpo su colpo.
Quella
mattina del 13 marzo 1975 Luigi
Montinari, che si stava laureando in medicina, era all'ospedale di
Vialba.
Di li è partito, verso le 11,30, per andare
all'università,
a città studi, dove era atteso da un compagno, Roberto
Grassi, che
gli aveva consegnato una chiave inglese. "Dalla facoltà di
medicina
- racconta Montinari - sono partito e ho raggiunto il gruppo che si
stava
avviando verso la casa di Sergio Ramelli. I nomi dei partecipanti alla
spedizione sono quelli noti degli ex militanti che hanno ammesso le
loro
responsabilità. Ci sono Claudio Colosio e Franco Castelli
che, insieme
a Montinari, hanno compito di copertura e si attestano davanti a un
negozio
fingendo di guardarne la vetrina. Entrano invece nella via, per
aggredire
il giovane studente, Marco Costa e Giuseppe Ferrari Bravo (gli
"esecutori
materiali"), più in là si collocano Scazza e
Costantini (un
altro ex militante che, Come Roberto Grassi, è morto). Il
tutto
dura dieci - quindici minuti".
E nessuno,
a quanto pare, si rende
conto di aver colpito così forte. "Pensavamo a una prognosi
di pochi
giorni", dice Montinari usando la terminologia medica che gli
è
consueta. Invece Ramelli entrerà in un coma da cui non
uscirà
più.
Tragicamente chiaro, fino a questo
punto. Ma Il presidente della corte d'assise ha la necessità
di
chiarire la posizione degli imputati che si dichiarano innocenti, e
chiede
subito se quel giorno avesse preso parte all'azione anche Antonio
Belpiede.
Nei quattro interrogatori resi nella fase istruttoria Montinari ha dato
versioni diverse, perché non ricordava bene se l'ottavo
partecipante
alla spedizione fosse Belpiede o invece Walter Cavallari. E nell'ultimo
interrogatorio - quasi a riprova di un'insistenza dell'ufficio
istruzione
in quel senso - aveva "scelto" Belpìede. Ma ieri in aula
sono emerse
di nuovo le incertezze.
Lo stesso
iter hanno avuto gli interrogatori
di Montinari su Brunella Colombelli, che è stata definita
prima
"una delle tante staffette" che percorrevano i cortei nelle
manifestazioni
di piazza, poi "una staffetta che agiva in sincronia con Roberto
Grassi".
Il che esplicita semplicemente - ha detto ieri Montinari - il normale
rapporto
che legava una militante di base a un dirigente. Niente di
più.