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Il Corriere della Sera, 15/3/1975

L'esecrazione non basta

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L'esecrazione non basta

     L'atto di criminalità, l'ennesimo compiuto da un commando che ha colpito selvaggiamente un giovane neofascista, richiama ed esprime soltanto la celebrazione di una violenza che non può avere nulla di politico. E' una violenza senza alibi, senza veli, che ritorna periodicamente e che  condannare con le parole con i documenti non può soddisfare l'esecrazione di tutti gli autentici antifascisti e di tutti i cittadini.
     Chi ha colpito vilmente fino a fargli sfiorare la soglia della morte un ragazzo già "processato" ideologicamente, nell'istituto Molinari ha riconfermato la vocazione esclusivamente criminale di taluni gruppi di ultrà di sinistra. Chi ha scagliato le spranghe di ferro si è posto al di fuori di una qualsivoglia frangia del consorzio civile ed è degno soltanto di una punizione durissima e rapida. E sarebbe venuto il momento anche di prenderne qualcuno di questi avventuristi senza futuro politico e senza speranza.  Intorno invece a questi episodi, ripetuti, di feroce delinquenza, da parecchio tempo si nota l'allargamento di un alone di omertà, di silenzio. Chi sono i violenti che hanno colpito? E' impossibile trovarli? E' impossibile dargli un volto, un nome e un cognome?
     Nessuno ha il diritto di sdegnarsi o di irritarsi se queste domande vengono poste. Sono interrogativi giusti che corrispondono  specularmente a ciò che pensano i cittadini. Perché gli aggressori vili non vengono quasi mai scoperti? La loro libertà è un duro prezzo per la società, per tutti. Chi non li trova mai deve rispondere della propria incapacità. Dallo sdegno bisogna passare a qualcosa d'altro: dopo le parole di esecrazione devono anche accadere avvenimenti che giustificano la speranza di un futuro diverso.
 
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 CDRC Coro drammatico Renato Condoleo
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