|
Archivio Ramelli - articoli di giornale Il Corriere della Sera, 1/5/1975 Bisogna mettere al bando i teppisti... torna agli articoli de Il Corriere della Sera |
Non
è possibile fare distinzione
tra chi usa la pistola, il coltello e la spranga. Non è
più
possibile tollerare l'esistenza di gruppi criminali che hanno come
unico
fine l'esercizio di una violenza cieca e ottusa. La teoria degli
opposti
estremismi ha fatto il suo tempo, è stata bocciata e
smascherata
dai fatti e dalla storia recente. La matrice ideologica della violenza,
della sopraffazione, dello squadrismo è ben precisa e non
bastano
a nasconderla ambigue etichette politiche alle quali nessuno
può
più credere.
Il
colpo di pistola o la
sprangato hanno il fine comune di uccidere e denunciano sempre
l'incapacità
di misurarsi in un confronto con chi la pensa in un modo diverso.
Il
"fascista" Sergio Ramelli
è stato ucciso: è morto dopo 47 giorni di agonia
ma anche
se fosse sopravvissuto sarebbe rimasto paralizzato. Non sappiamo quale
"tribunale" abbia emesso la criminale "sentenza", né se la
condanno
fosse a morte e per quali colpe. Sappiamo solo che Sergio Ramelli aveva
19 anni e che aveva il diritto di vivere, di sbagliare, di correggersi
o di continuare a sbagliare.
La
Costituzione tutela la
vita anche di coloro che si pongono al di fuori di essa e chi non
è
d'accordo con questo principio che sta a fondamento della democrazia
deve
accettare di porsi al di fuori del mondo civile. Gli assassini di
Sergio
Ramelli fanno parte con ogni probabilità di una sedicente
sinistra
extraparlamentare che il movimento dei lavoratori ha messo al bando da
tempo. Dietro queste imprese criminali non possono che nascondersi
provocatori
di professioni che hanno il compito di minare la vita democratica.