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Il Corriere della Sera, 30/4/1975

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L'inchiesta sul tragico episodio di violenza
Ora sugli ignoti estremisti pesa l'accusa di omicidio
L'indagine, affidata al dottor Alessandrini, prenderà in esame la posizione di tutti i fermati in occasione dell'aggressione

Sono ancora senza volto gli aggressori di Sergio Ramelli. Dal 13 marzo scorso, quando il giovane venne "sprangato" davanti a casa, la magistratura aveva aperto un'inchiesta che era stata affidata al sostituto procuratore della Repubblica Emilio Alessandrini. Nei primi giorni seguiti al brutale agguato le indagini erano procedute a ritmo serrato (tra l'altro la polizia effettuò 150 perquisizioni domiciliari) ma nonostante gli sforzi degli inquirenti non si venne a capo di nulla, i feritori del giovane neofascista restarono nel buio. Poi la vicenda andò morendo nonostante il Ramelli non avesse più ripreso conoscenza e le sue condizioni continuassero a rimanere disperate.
 Altri avvenimenti, non meno gravi si accavallarono e l'inchiesta sull'episodio di via Paladini segnò il passo. Fino a ieri mattina, quando a seguito della morte del giovane il dott. Alessandrini - che pure è impegnato a fondo nelle indagini sugli scontri di piazza seguiti all'uccisione dello studente Varalli e alla morte di Gianni Zibecchi - e gli uomini dell'ufficio politico della questura hanno ripreso ad indagare. L'accusa che viene ora formulata nei confronti degli ignoti aggressori di Ramelli è di omicidio aggravato volontario, un'accusa che pesa, in particolare sui due estremisti che, staccatisi dal gruppo di una decina di persone che attendevano sotto casa il giovane neofascista, lo aggredirono fino a ridurlo in fin di vita.
 Tutte le posizioni dei fermati a suo tempo verranno attentamente riesaminate, così come nei prossimi giorni verranno riascoltati alcuni testimoni oculari per mettere a fuoco i punti rimasti allora in sospeso.
 Prima dell'episodio di violenza politica del 13 marzo scorso la magistratura si era interessata al Ramelli per una denuncia a suo  carico per l'affissione abusiva di manifesti del "Fronte della Gioventù risalente alla fina dello  scorso anno. Successivamente fu stesso giovane, assieme al padre a richiamare l'attenzione della procura della Repubblica su alcuni episodi di intimidazione di cui lo studente era rimasto vittima alla scuola che frequentava: l'istituto Molinari. Nella denuncia presentata a suo tempo si faceva riferimento al particolare clima di minaccia (sui muri della scuola) apparivano in continuazione scritte come "Ramelli fascista, sei il primo della lista") che doveva indurre il giovane a non frequentare più le lezioni.
 Per quanto riguarda le altre indagini sui vai episodi di violenza accaduti nei giorni scorsi l'unica novità è rappresentata dall'invio da parte del giudice istruttore Ugo Dello Russo di dieci comunicazioni giudiziarie ad altrettanti giovani estremisti di sinistra che si trovavano in piazza Cavour la sera in cui venne ucciso Claudio Varalli. I dieci sono sospettati di avere preso parte all'azione che ha portato al danneggiamento dell'auto dalla quale il neofascista Braggion ha sparato sul Varalli e risultano indiziati di danneggiamento e porto d'armi improprie.
 Nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di Gianni Zibecchi il PM Alessandrini si è recato ieri in questura per ascoltare le registrazioni delle disposizioni impartite via radio dalla polizia in occasione degli incidenti di corso XXII Marzo.
 Rimangono sempre stazionarie le condizioni di Pietro Pizzorni, il simpatizzante liberale "sprangato" al Sempione da "ultrà" di sinistra. Gli aggressori del giovane non sono stati ancora identificati. 

 
 
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