Archivio Ramelli - articoli di giornale La Repubblica, 31/3/1987 Ramelli? un raid da poco... |
La testimonianza del medico Claudio Colosio al processo
"Ramelli? un raid da poco. Poi Seppi che era in coma
Era stato uno dei primi a confessare, in istruttoria, con una deposizione particolarmente drammatica e sofferta. In aula, ieri mattina, Claudio Colosio, 34 anni, medico del lavoro, non ha mostrato lo stesso travaglio interiore: i suoi ricordi sono apparsi un po' annebbiati, e la partecipazione al delitto Ramelli quasi casuale. Se crisi c'è stata dopo la morte del ragazzo del Fronte della gioventù, Colosio l'ha riassunta con un "impallidii alla notizia", "provai un senso di sconcerto". E in seguito si impegnò ancor di più nella politica, tanto da venire soprannominato dai compagni "prezzemolo"per il suo presenzialismo ad ogni riunione e assemblea.
Al liceo, Colosio era ancora un "qualunquista". Solo all'università comincia a impegnarsi nei "comitati di base" legati ad Avanguardia operaia, ma deve passare ancora del tempo perché l'organizzazione gli perdoni il suo passato, i suoi amici un po' destrorsi, e lo "coopti". Alla fine del '74 Claudio Colosio accetta "con entusiasmo" di entrare in Ao e, a febbraio dell'anno successivo, nel servizio d'ordine.
In quel periodo, ha ricordato Colosio, fu lanciata l'iniziativa politica della messa al bando del Msi, e da qui la spinta a controbattere ogni mossa degli avversari. Li "spedizione punitiva" ~.ùnirù Sergio Ramelli si inseriva in questa
'Qualcuno chiese la mia disponibilità per la mattina del 13 marzo. Quel giorno andai come al solito in facoltà: niente di particolare, Ci passavo la vita in università. Ero a una riunione quando Grassi mi chiamò fuori. Trovai il gruppo degli altri già formato, e qualcuno stava facendo girare le foto di Ramelli. Le istruzioni furono sommarie: questo è un fascista conosciuto, c'è da dargli una 'passata', una cosa tranquilla".
Colosio si incammina verso via Palladini, e sulla strada incontra Luigi Montinari, che era in ritardo all'appuntamento: "Mi misi vicino a lui: era più anziano di me, mi dava fiducia". Dell'agguato, delle sprangate a Ramelli, Colosio ha sostenuto di non avere esperienza diretta: "Stavo con
Montinari di fronte a una vetrina, tra l'imbarazzato e l'incerto. Non vidi né udii niente. Poi arrivarono correndo Costa e Ferrari Bravo, e cosi scappammo anche noi fino all'auletta di biologia. Li incontrai una mia amica e mi fermai a chiacchierare con lei. La sera, a casa di amici, ascoltai d telegiornale che parlava di un ragazzo in coma. Impallidii, ma mi convinsi che si trattava di una esagerazione".
Sul ruolo di Brunella Colombelli e di Antonio Belpiede, Colosio non ha dato risposte precise: ha ricordi confusi. Chi aveva deciso l'agguato a Ramelli? Colosio ha detto dì non saperlo, ma dalla sua conoscenza della struttura di Ao ha dedotto che potrebbe esserci stata un'iniziativa del solo Roberto Grassi, responsabile di Città Studi. Nei mesi successivi, Colosio assume sempre maggiori responsabilità in Ao, diventando un quadro intermedio". Una mattina, nella sede di via Vetere, sente alcuni studenti medi parlare un po' misteriosamente di un'iniziativa antifascista, va a una riunione e ci trova gente che non conosceva, vestita "elegantemente", tra cui Roberto Tumminelli dei Caf. Da lì parte la spedizione contro il bar di largo Porto di Classe: "Rimasi lontano 50 60 metri, vidi un parapiglia e poi uscire fumo dal locale".