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Archivio Ramelli - articoli di giornale La Notte, 16/3/1987 Sergio Ramelli e i suoi carnefici |
Sergio Ramelli e i suoi carnefici
Oggi, 12 anni dopo, i suoi assassini sono
alla sbarra
e i loro nomi non ci dicono nulla, anche se qualcuno ha cercato di
farsi
un nome, nel Partito Comunista e nel partito di Capanna, partendo
proprio
da quel delitto. Ma restano, pur sempre, senza volto.
Uccisero e dovranno pagare per l'atto
criminale che hanno
compiuto, ma qualcuno ha già pagato con un lungo rimorso e
un suicidio
che non vale per espiare.
Uccisero e dovranno pagare, ma stavolta ci
auguriamo
che la mano della Legge, prima di abbattersi per fare Giustizia, vada a
sfogliare le cronache di quel maledetto '75 e vada. a cercare, anche,
chi
c'era dietro ai ragazzi che hanno usato l'Hazet 36. come un'arma.
Ma è giusto che
paghino solo i giovani la cui mente
fu avvelenata da ideologie di violenza e di morte? E' giusto che volino
solo gli stracci del 75 mentre chi li spingeva a uccidere si gode il
frutto
politico di un lavoro infame?
Noi non cerchiamo solo i mandanti ma,
anche, gli ispiratori
morali del delitto; perché chi faceva il mestatore di
professione
a quel tempo tenta di farlo ancora.
Per oggi sono state di nuovo mobilitate le
masse delle
due parti: i "neri", chiedono una Giustizia dura e i "rossi" si
mobilitano
in un presidio antifascista che è soltanto pretesto per
nuovi disordini.
E si fronteggiano aspettando che l'uno o l'altro innesti un'altra
spirale
di violenza come quella che fu frutto degli opposti estremismi.
Facciamo, invece, che la lezione degli
"anni della spranga"
serva a tutti per essere più sereni.
Ai giudici chiediamo serenità
nella Giustizia.
A "neri" e "rossi", chiediamo serenità nel ricordo. A tutti
chiediamo
di tornare con il pensiero a quel maledetto '75 per ricordare non
soltanto
Ramelli, ma anche Brasili (ucciso dai "neri"); Varalli (ucciso dai
"neri")
e Zibecchi ucciso in una giornata di violenza sul Corso XXII Marzo.
In quegli anni imparammo a
conoscere le strade di Milano
morto per morto, seguendo la scia di sangue che venne lasciata prima
dai
"neri" e dai "rossi", poi dalle "Bierre" e da tutte le formazioni
terroristiche
che agivano in nome del comunismo rivoluzionario. Ma fallirono tutti
perché
i falsi profeti (a cominciare da Toni Negri) li avevano ingannati.
Ora li stessi profeti tentano di tornare
in cattedra;
appunto come Toni Negri, che dopo avere sputato sul Parlamento e sulla
Legge, si atteggia a maestro di Diritto. Ora dice che lui era soltanto
un professore che non è mai sceso dalla cattedra per
mescolarsi
ai violenti.
Bugiardo! Noi ve lo mostriamo mentre guida
le manifestazioni
violente, mentre guida gli strumenti ciechi di occhiuta rapina.
Guardatelo nella foto che vi proponiamo.
Guardatelo perché
oggi sul banco degli imputati del processo per l'uccisione di Ramelli
noi
non vediamo nessuno dei tanti Toni Negri che furono ispiratori di
violenza.
Vediamo alla sbarra soltanto le braccia della violenza e non vediamo le
menti del terrore. Ma questa non è Giustizia.
Noi non chiediamo per gli imputati una
clemenza ingiusta,
ma una giusta valutazione di ciò che fecero, anche alla luce
di
ciò che sono.
Chiediamo, però, una severa
Giustizia per coloro
che anche oggi (come allora) mobilitarono le masse per nuove violenze.
Per costoro (se mai riusciremo a portarli in giudizio) la
pietà
sarebbe un sentimento ingiusto.
Nessuna pietà e nessuna
clemenza; hanno avvelenato
le menti dei giovani di allora; facciamo che non sputino altro veleno
sulla
nuova gioventù.
-SEGUE FOTO:
Ecco il professor Toni Negri alla guida di
un drappello
di Potere operaio nel corso di una manifestazione. Negri, che si
è
sempre detto estraneo alle violenze di piazza, è stato uno
ei tanti
"capi" che ordinavano le azioni di guerriglia senza sporcarsi le mani.
Quelli come lui che profittando del fanatismo giovanile di alcuni
studenti,
sono rimasti nella maggior parte dei casi impuniti, e non hanno mai
fatto
nulla per assumersi responsabilità cadute invece
soltanto
sugli esecutori materiali degli atti di violenza da loro ispirati.
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