Archivio Sergio Ramelli

Archivio Ramelli - articoli di giornale

La Notte, 27/3/1987

Ecco la chiave del delitto

torna agli articoli sul processo

torna agli articoli de La Notte

 

 

Ecco la chiave del delitto

Al processo sono state esibite le "Hazet 36", lunghezza 50 centimetri, famigerate chiavi inglesi degli scontri di piazza degli anni Settanta. Sono state trovate in viale Bligny nel covo di AO

    "Hazet 36, fascio dove sei". Questo sinistro slogan urlato in tanti scontri di piazza negli anni setanta è tornato a galla alll'improvviso ieri in Corte d'Assise dove si sta celebrando il processo per l'uccisione del missino Sergio Ramelli, aggredito il 13 marzo 1975 e morto dopo una lunga agonia.
    L'Hazet 36, chiave inglese della lunghezza di 50 centimetri, è stata la protagonista dell'udienza insieme a Franco [sic] Costa, anestesista, ex appartenente al servizio d'ordine di Avanguardia Operaia che ha raccontato come uccise il giovane di destra.
    Le Hazet che sono comparse in aula sono quelle trovate nel covo di viale Bligny, un abbaino in cui a distanza di anni la polizia ha trovato tra l'altro l'archivio segreto di AO, migliaia di documenti, soprattutto te schedature degli avversari politici.
    Perché le chiavi inglesi? La corte ha voluto che venissero mostrate a Costa per sapere se avesse utilizzato quel tipo di spranghe per aggredire Ramelli. Insomma lo scopo era quello di appurare se il giovane di destra fu colpito con oggetti che non potevano che procurare la morte del "bersaglio". La tesi del collegio difensivo infatti è la seguente: Avanguardia operaia non voleva uccidere il ragazzo ma solo dargli una lezione.
    "Aveva con se questa chiave inglese il 13 marzo di dodici anni fa?" ha chiesto il presidente a Costa.
    "Nell'azione - ha risposto l'imputato - ho utilizzato una Beta 35, più leggera della Hazet e più corta di tre centimetri".
    "Non pensava che avrebbe potuto uccidere Ramelli con una simile spranga?" ha domandato nuovamente il dottor Cusumano.-
    "Noi usavamo le chiavi inglesi - ha aggiunto l'anestesista - proprio perché eravamo convinti che non avrebbero mai causato la morte di nessuno".
    Ma come ha ricostruito Costa il giorno del delitto?
"Arrivai in via Palladini - ha esordito - e notai Ramelli che stava Legando il motorino. Ho attraversato di corsa la strada e lui mi vide. Ci siamo guardati per un attimo negli occhi. In quel momento non avevo davanti ci me l'odiato simbolo fascista ma un uomo. Sentivo il peso di quello che stavo facendo, volevo dire basta, fermarmi, me c'era il senso del dovere, bisognava rispettare le decisioni prese con gli altri. E questa è stata una grande colpa, mettere da parte la coscienza e dare la precedenza all'ideologia. Quando tirai fuori la chiave inglese Ramelli portò le mani al capo, lasciando libero i1 volto. Non volevo colpirlo in faccia per paura di sfigurano. Gli alzai le mani e lo colpii sulla testa. Non rimase stordito, continuava ad urlare, cercava di scappare ma inciampò nel motorino".

 
   Queste pagine sono in perenne costruzione. Chiunque voglia contattarci per proporci consigli, o aiuto, o anche solo per segnalarci del materiale non presente in queste pagine può farlo scrivendo a direzione@cdrc.it 

 CDRC Coro drammatico Renato Condoleo
  vai alla HOME PAGE