Il processo si apre domani a Milano
In dieci alla sbarra per l'uccisione di Sergio Ramelli
La seconda Corte d'Assise chiamata a giudicare anche
su una serie di violenze politiche compiute da Avanguardia Operaia contro
la Destra - Un corteo organizzato dal fdG
MILANO - Omicidio volontario, tentativo di omicidio, sequestro
di persona, associazione sovversiva, danneggiamento: sono questi alcuni
dei reati contestati alle ventiquattro persone che compariranno domani
davanti alla seconda corte d'Assise, dove sarà rievocata una serie
di violenze politiche avvenute negli anni settanta a Milano e culminate
con l'uccisione di Sergio Ramelli, il ragazzo del Fronte della Gioventù
assassinato a colpi di sbarre metalliche sulla testa da un commando di
Avanguardia operaia.
Dieci sono gli imputati accusati di concorso nell'omicidio
di Ramelli. Si tratta di professionisti (quasi tutti medici) all'epoca
studenti, poi laureatisi ed ora chiamati a rispondere del brutale delitto.
Claudio Colosio, Franco Castelli, Giuseppe Ferrari Bravo, Luigi Montanari,
Walter Cavallari, Claudio Scazza sono laureati in medicina, Brunella Colombelli
(l'unica donna del gruppo) è ricercatrice universitaria. Gli altri
tre sono Giovanni Di Domenico, consigliere di Democrazia proletaria al
comune di Gorgonzola (Milano), Antonio Belpiede, capogruppo Pci a Cerignola
(Foggia) e Marco Costa. Alcuni di questi insieme ad altri nove persone
dovranno rispondere anche di triplice tentativo di omicidio per l'assalto
al bar di Porto di Classe, nella zona di Città Studi.
In quella occasione tre clienti rimasero gravemente feriti.
Tra gli imputati di questo episodio figura Saveri Ferrari, membro del Consiglio
nazionale di Democrazia proletaria, il gruppo politico al quale aderiscono
gran parte dei rinviati a giudizio. Si parlerà anche delle violenze
politiche avvenute al liceo Parini (un giovane di destra fu sequestrato
da esponenti di Ao) e di attentati alle sedi del Msi-Dn e della Cisnal,
a quelle dell'Enas e del circolo "Alternativa nazionale", oltrechè
dei risvolti penali della scoperta del covo di via Bligny, avvenuta verso
la fine del dicembre 1985 col sequestro di un fornitissimo schedario,
di due divise (da portalettere e da ferroviere) e alcune munizioni.
Tra gli imputati di quest'ultimo episodio figurano Giuseppe
Ferrari Bravo, intestatario del locale, e il vigile urbano Claudio Mazzarini.
L'inchiesta sui fatti avvenuti nel 1975 e '76 fu condotta dai giudici istruttori
Maurizio Grigo e Salvini.
Dopo alcuni mesi di detenzione, quasi tutti gli imputati
ottennero gli arresti domiciliari o la libertà provvisoria. Alcuni
attuarono "per protesta" anche uno sciopero della fame che i giudici definirono
nell'ordinanza di rinvio a giudizio "platealmente pretestuoso e strumentale".
In concomitanza con l'avvio del processo, il Fronte della
Gioventù ha organizzato un corteo che partirà dalla sede
del Msi-Dn di via Mancini e sosterà davanti al palazzo di
Giustizia prima di raggiungere corso Buenos Aires, passando davanti alla
casa dove abitava Sergio Ramelli. Presso la sede del Fronte della gioventù
si svolgerà una assemblea studentesca.
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CDRC Coro drammatico Renato Condoleo
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